ANTICO EGITTO | La divina Karnak
A pochi km da Luxor, camminando tra le strade impolverate di sabbia e costeggiando il fiume Nilo, ecco svettare d’innanzi ai nostri occhi il maestoso complesso templare di Karnak, risalente al Nuovo Regno, centro della diffusione del culto dell’Alto Egitto. Il “Tempio dei Templi” non è stato costruito a misura degli uomini ma degli dèi. È l’occhio sacro del signore dell’universo, Amon l’inconoscibile, che guida l’umanità, l’Uno che rimane l’Unico, Amon l’Infinito di potenza, misterioso d’origini nel suo splendore.
Architettura meditativa
Il complesso è dedicato al culto del dio Amon-Ra, supremo dio del cielo e della fecondità, e costituisce una parte dell’imponente complesso templare di Karnak, che occupa un’area di circa 48 ettari. La sua costruzione si è sviluppata nell’arco di oltre mezzo millennio, dal XVI all’XI secolo a.C., ma in sostanza non è mai stata terminata. Nella grande impresa s’impegnarono vari faraoni, desiderosi di ampliarlo, arricchirlo e renderlo sempre più maestoso.
Il complesso di Karnak prende il nome da un termine arabo che significa “borgo fortificato”, che sostituisce il vecchio nome egiziano di Ipet-sut, “Quella che conta le sedi”, prima riservato alla parte centrale dell’insieme e poi esteso alla sua totalità. Questo enorme complesso templare fu il centro dell’antico culto religioso, mentre il potere amministrativo si concentrava a Tebe (l’attuale Luxor).
Al di là della funzione religiosa, il sito è stato anche centro amministrativo e sede per i faraoni durante l’epoca del Nuovo Regno. Karnak è probabilmente il più grande complesso monumentale mai costruito al mondo, sviluppatosi di generazione in generazione e risultante da una composizione di templi, santuari ed elementi architettonici unica in Egitto.
Karnak è divisa in tre sezioni: il precinto di Amon, quello di Mut e quello di Montu. La sua complessa disposizione sminuisce, dal punto di vista delle dimensioni, qualunque altro sito monumentale in Egitto. Il precinto di Amon contiene tutte le sezioni più famose del complesso di Karnak, compresa la vertiginosa Grande Sala ipostila.
Il primo nucleo del tempio risale al Medio Regno, con la costruzione della “Cappella Bianca” da parte di Sesostri I, piccolo vano cultuale atto a contenere la barca sacra. L’edificio di Amon-Ra richiese molte complesse fasi costruttive, iniziando con Tuthmosi I, che racchiuse il santuario con una cinta muraria. Hatshepsut eresse degli obelischi vicino il muro orientale, mentre con Tuthmosi III vennero aggiunti degli altri piloni.
Con quest’ultimo sovrano venne costruita la “Sala delle feste”, destinata alla celebrazione della festa sed; un’altra importante realizzazione fu la costruzione di un vano nel complesso chiamato “Sala degli Annali”, ove fu fatto incidere il resoconto delle vittoriose battaglie in Siria e Canaan.
Da soli di fronte al dio
Nella “Grande Sala Ipostila”, voluta da Sethi I e Ramesse II, troviamo il luogo in cui lo spirito circola nella foresta dell’inconscio, il vero labirinto, il luogo in cui l’adepto attende l’ispirazione che scenderà dall’alto dei capitelli delle innumerevoli colonne.
Le colonne sono l’immagine stessa dell’inizio del mondo. Esse difendono e dissimulano l’entrata del santuario e contribuiscono, grazie al magnetismo che irradiano, ad attirare la divinità sensibile alla bellezza delle origini. Le dimensioni della sala ipostila sono colossali: 134 gigantesche colonne, che schiudono i loro capitelli verso il cielo, sostengono architravi di 70 tonnellate sulle quali sono posti, con portate fino a sette metri, i pesanti lastroni di pietra del tetto.
Nella Sala Ipostila si attende e si medita: una tensione, una presenza inafferrabile riempie lo spazio, la luce cambia e conduce di fronte alle porte della misteriosa dimora, dopo le quali ci si ritroverà da soli con il dio e si potrà pregare alla sua purezza, alla sua legittimità. L’uomo attuale diviene uomo cosmico, supera i vari stadi e raggiunge la perfezione.