ANTICO EGITTO | Hatshepsut e la damnatio memoriae
Hatshepsut fu la donna-faraone che regnò sull’Egitto tra il 1473 e il 1458 a.C. Il suo nome è legato al programma edilizio culminato con la costruzione del grande Tempio di Deir el-Bahari a Tebe Ovest.
La vita
“Hatshepsut”, esclamò sua madre Ahmes dandola alla luce, ovvero “Ha il volto delle Nobili Dame”; figlia di Thutmosi I, sin da piccola si dimostrò più dotata dei suoi fratellastri, ma per accedere al trono dovette sposare il maggiore di loro Thutmosi II, debole di fisico e di mente, che la lasciò presto vedova. Assunse, allora, la reggenza al posto di Thutmosi III, ma via via andava acquistando sempre più le caratteristiche di un re: infatti, si faceva rappresentare con la barba posticcia tipica dei faraoni.
Per la sua incoronazione la regina fece scrivere un testo di carattere mitologico, nel quale giustificava il suo avvento al trono per volere degli déi; inoltre, in questo testo affermava di essere il risultato dell’unione tra sua madre e il dio Amon e che suo padre Thutmosis I l’avesse nominata suo successore prima della sua morte.
Nonostante l’apparente successo del suo regno e una sepoltura nella Valle dei Re, i monumenti a lei dedicati sono stati deturpati dopo la sua morte con una drastica damnatio memoriae, apparentemente voluta dal suo co-sovrano, nonché figliastro/nipote, Thutmosis III.
Il fatto che una donna fosse divenuta faraone d’Egitto era molto insolito. Nella storia dell’Egitto, durante il periodo dinastico, ci sono state solo due o tre donne che riuscirono effettivamente a governare come faraoni, piuttosto che ad esercitare il potere come ”la grande moglie“ di un re.
Hatshepsut avviò una nuova corrente artistica, indisse una riforma teologica, amministrò, con rara efficacia, le finanze statali e organizzò spedizioni molto proficue, come quelle nella misteriosa terra di Punt, da cui le navi egizie tornavano piene di incensi e strani animali. Un attivismo che intaccava i già delicati equilibri politico-religiosi e che le procurò pericolosi nemici: il giovane pupillo, i sacerdoti di Osiride e tutti coloro che mal sopportavano l’influenza di Senenmut, il potente consigliere che, forse, fu qualcosa di più per la regina.
L’architettura
La regina operò nel tempio di Karnak, in cui fece costruire delle cappelle, un santuario per la barca sacra ed erigere due obelischi; Deir el-Bahari fu il sito prescelto dalla sovrana dove collocare il suo tempio funerario, mentre la sua tomba fu realizzata nella valle dei Re.
Il tempio funerario, noto anche come djeser-djeseru (“santo fra i santi”), è un tempio situato a ridosso delle alture rocciose di Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, vicino alla Valle dei Re. Esso è dedicato alla divinità solare Amon Ra e si trova vicino al tempio del faraone Montuhotep II.
Il complesso sfrutta una rivoluzionaria soluzione planimetrica di divisione della struttura su diversi livelli, in armonia con lo scenario roccioso sottostante. Il tempio è considerato il punto di maggior contatto tra l’architettura egizia e quella classica: esempio dell’architettura funeraria del Nuovo Regno, segna un punto di svolta, abbandonando la geometria megalitica dell’Antico Regno per passare ad un edificio che permetta il culto attivo.