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APPROFONDIMENTO | L’indimenticabile Andrea Camilleri, maestro del dialetto letterario

Nel secondo anniversario dalla sua scomparsa, ArcheoMe ricorda il grande maestro Andrea Camilleri.

Lo scrittore Andrea Camilleri

Siciliano doc, nasce a Porto Empedocle (AG) nel 1925, ma passa gran parte della sua vita a Roma, dove muore il 17 luglio 2019. Fu regista e autore teatrale, radiofonico e televisivo, sin dal 1949; letterato colto e curioso, scrisse anche diversi saggi sullo spettacolo. Alla Rai, nelle vesti di sceneggiatore, legò il proprio nome a personaggi quali il tenente Sheridan e il commissario Maigret. Col passare degli anni, si affiancò anche al mondo della narrativa: nel 1978 esordisce con il primo romanzo, Il corso delle cose, scritto nel lontano 1967. Tuttavia, la sua consacrazione come scrittore di successo arriva solo nel 1994, con la pubblicazione de La forma dell’acqua: primo di una sfilza di libri con protagonista il famoso Commissario Montalbano.

camilleri dialetto
La forma dell’acqua, il primo romanzo dedicato al Commissario Montalbano

La narrativa di Camilleri si può condensare in due filoni, entrambi nati dallo studio sulla storia della sua Sicilia: i romanzi polizieschi e i romanzi storici, ambientati sull’isola. In verità, spesso il contenuto degli uni e degli altri si sovrappone e si mischia in quel prodotto letterario tanto amato da molti.

I romanzi polizieschi hanno come protagonista Salvo Montalbano, un simpatico commissario di polizia di Vigata (cittadina immaginaria), dagli atteggiamenti molto umani. Infatti, uomo ghiotto di specialità isolane e bravissimo nello risolvere casi di omicidi, mafiosi e non, Montalbano viene rappresentato anche con le sue debolezze umane. Ma il caro Salvo non è solo il personaggio centrale dei romanzi, è anche il perno attorno a cui ruota l’espressione linguistica dell’autore.

Luca Zingaretti e Andrea Camilleri in “Salvo Montalbano”
Il dialetto letterario di Camilleri

Camilleri aveva un modo tutto particolare di far parlare i suoi personaggi e di raccontare le vicende. Egli faceva molta attenzione all’uso del dialetto o delle altre varietà linguistiche. Diversi si sono cimentati nello studio di questo aspetto e hanno riconosciuto ben cinque varietà linguistiche utilizzate dall’autore. La straordinarietà è che ognuna di queste ha una funzione ben precisa all’interno del testo:

  1. dialetto siciliano locale, che ricalca quello di Porto Empedocle (AG): utilizzato per far dialogare i personaggi, per esprimere proverbi e sinonimi;
  2. varietà mista, in cui il dialetto siciliano viene strettamente integrato nel discorso in italiano: usato nella descrizione di azioni e stati d’animo legati alla figura di Montalbano, nonché nei discorsi dei mafiosi;
  3. dialetto paragonato all’italiano: la lingua siciliana non potrebbe essere spiegata se non venisse messa a paragone con i pochi brani in italiano. Questa varietà è utilizzata per trattare temi di attualità e per esprimere i commenti dell’autore;
  4. dialetto di Catarella: questo personaggio si esprime in una lingua che si può definire maccheronica, un miscuglio di italiano burocratico e formale, italiano popolare e dialetto. Come è noto al pubblico, questo tipo di lingua crea situazioni altamente comiche;
  5. altri dialetti: come spiega l’autore stesso, l’uso di dialetti diversi dal siciliano serve a far intendere la difficoltà del personaggio di capire il mondo siciliano.

Seppur diversamente criticato, ma anche largamente apprezzato, Andrea Camilleri fu uno dei più grandi autori della letteratura italiana del ‘900. Il suo modo di scrivere e descrivere la «bella Sicilia» non è passato inosservato e, siamo certi, è già parte dei libri di scuola.

 

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